P er molte imprese jesolane e per molti miei clienti la posa degli ombrelloni lungo il litorale è da sempre la manifestazione evidente di un nuovo inizio. È un’esplosione di energie dopo mesi immobili, come i fuochi di un Capodanno lavorativo. Quest’anno il fatidico segnale si è fatto tanto attendere ed è stato incerto fino all’ultimo. Ma c’è dell’altro: quest’anno in particolare ciò che più conta è meno visibile degli ombrelloni che punteggiano la spiaggia.
Confrontandomi con i miei clienti, infatti, mi rendo conto che la capacità di ripartire di ognuno dipenderà dal lavoro che hanno saputo fare DENTRO alla loro azienda, in questi lunghi mesi che ci lasciamo alle spalle. Molti di loro hanno compreso che le risorse migliori per affrontare lo scenario attuale sono le competenze professionali dei loro collaboratori, che – unite allo spirito di squadra – permettono di lavorare tutti insieme alla sostenibilità economica dell’azienda in ogni congiuntura, oggi e domani.
Ecco quindi che ripartire con energia dipenderà molto dalla CURA con cui gli imprenditori si sono dedicati al loro capitale umano: in questo scenario in cui l’emergenza sanitaria si è trasformata in emergenza economica, il benessere dei collaboratori è diventato ancor di più un fattore determinante e strategico per la ripresa delle aziende.

Uno studio dell’Harvard Business Review ha misurato quanto il benessere dei lavoratori incide su fatturato, produttività, innovazione e quindi sostenibilità economica dell’azienda nel tempo.
I risultati parlano chiaro: un buon livello di soddisfazione vale, in media, un incremento delle vendite del 37%, un aumento della produttività del 31%, una crescita dell’accuratezza del 19% e livelli di creatività tre volte superiori.
Questa correlazione diretta tra benessere dei dipendenti e risultati aziendali mostra come la domanda NON sia più se la loro soddisfazione sia importante o meno per le aziende, ma sia invece: come può un’azienda contribuire a rendere più felice un dipendente?

Le iniziative legate al welfare aziendale ci vengono in aiuto mentre tentiamo di dare una risposta, perché portano vantaggi all’imprenditore proprio mentre si prende cura delle sue persone.
Ecco perché è così importante saperne di più.

Che cos’è il Welfare Aziendale?

Oggi il concetto di qualità della vita in azienda viene spesso associato a quello di WELFARE AZIENDALE, un tema di forte attualità per la sua rilevanza sia sociale che economica, e molto dibattuto a fronte della progressiva ritirata del “Welfare state”.
Trovare una definizione univoca non è facile, ma si può indicare come un insieme di iniziative di natura non monetaria, messe a disposizione dal datore di lavoro per migliorare il benessere dei lavoratori e delle loro famiglie. Si può tradurre in azioni molto diverse, ciascuna delle quali può rappresentare il primo passo di un percorso di miglioramento continuo.
Oltre ad avere impatti positivi sui collaboratori in termini di motivazione, senso di appartenenza e produttività, queste iniziative godono di esenzione fiscale e previdenziale. Rispetto ai premi in denaro sono quindi vantaggiose sia per l’azienda (che non è tenuta a versare i relativi contributi previdenziali) sia per i collaboratori (che risparmiano l’Irpef).

Come portare in azienda un PIANO di welfare aziendale?

  • Il primo passo è mettersi in ascolto delle persone, magari attraverso un questionario esplorativo, per far emergere punti di forza e di debolezza della vita in azienda e individuare possibili aree di intervento. È un’attività che consiglio di progettare con estrema cura, perché è un momento importante di confronto e può portare a galla esigenze sorprendenti.
  • Il secondo passo è progettare una sorta di “catalogo personalizzabile” di benefit offerti, che bilanci i vantaggi fiscali per l’azienda con il valore a loro riconosciuto da ciascun collaboratore. La situazione ideale è quella in cui ogni professionista possa comporre la scelta di servizi partendo da un budget prefissato, stabilito dall’azienda, e dalle proprie preferenze.
  • In terza battuta tali scelte devono essere formalizzate in un contratto aziendale (in questo caso si parla di modello bilaterale) oppure in un regolamento unilaterale, di modo che non siano modificabili o revocabili autonomamente dal datore di lavoro. Questo passaggio è essenziale per garantire all’azienda la piena deducibilità dei benefit concessi ai dipendenti.

Nello specifico, i beni o servizi che possono essere goduti dai collaboratori in un piano di welfare aziendale sono:
– i voucher per l’acquisto di beni o servizi: buoni spesa in negozi e supermercati, buoni benzina, voucher per commercio elettronico, ricariche telefoniche
– i beni concessi in uso promiscuo: automobili, dispositivi elettronici, alloggi
– i prestiti aziendali
– le polizze assicurative extra professionali
– la previdenza complementare e le casse sanitarie
– i servizi di “welfare familiare”: baby-sitting, centri estivi, spese scolastiche
– le prestazioni di “utilità sociale” con finalità educative, ricreative, di assistenza sociale e sanitaria

Oltre il welfare aziendale

Tuttavia credo che prendersi davvero cura dei propri collaboratori debba andare perfino oltre, toccando aspetti non ancora pienamente contemplati da un piano di welfare aziendale in senso stretto. Coltivare il pieno benessere delle persone in azienda è anche sinonimo di:

  • piani di FORMAZIONE lungimiranti, ovvero percorsi che puntano al miglioramento delle soft e delle hard skill di ciascun professionista, con un impatto positivo sulle competenze dell’intera squadra.
    A tale proposito credo sia importante ricordare il credito di imposta formazione 4.0, a cui le imprese possono accedere dal 2018 e che è stato confermato dalla legge di bilancio 2021. Il credito si limita alla formazione che punta all’acquisizione e al consolidamento di abilità in ambito tecnologico (cyber security, big data e analisi dei dati, cloud computing, interfaccia uomo/ macchina, sistemi di visualizzazione e realtà aumentata, robotica avanzata, integrazione digitale dei processi aziendali). È esclusa la formazione ordinaria in materia di salute e sicurezza, e ogni altro specifico percorso formativo, che ritengo resti invece un investimento cruciale in un’azienda competitiva e vitale.
  • uno SPAZIO FISICO salubre e confortevole, in termini di rumore e illuminazione, qualità dell’aria e temperatura, ma anche in termini di design, ergonomia e qualità degli arredi, nonché di contatto con la natura e l’arte. Tutti questi fattori influiscono sul benessere del singolo e quindi sulla sua produttività, ma anche sull’organizzazione del lavoro in team.
    In particolare la quantità e la qualità di LUCE che assorbiamo ogni giorno ha un enorme impatto sulla nostra salute fisica e mentale. Come afferma uno studio del Dipartimento di Design e analisi ambientale di Cornell, la situazione ideale è semplice: lavorare in ambiente inondato di luce naturale.
    Anche il contatto con la NATURA e l’immersione in un ambiente esteticamente BELLO hanno un impatto notevole sul nostro benessere psicofisico: migliorano l’umore, riducono lo stress e stimolando creatività e socialità.
    Il DESIGN dello spazio e il suo arredamento hanno un ruolo particolarmente importante nel modo in cui i dipendenti possono muoversi e interagire tra loro. Spazi di lavoro aperti e flessibili massimizzano i momenti di scambio e riducono al minimo l’isolamento da scrivania.
  • un AMBIENTE TECNOLOGICO efficiente e aggiornato, pensato per facilitare la collaborazione nel team e con i clienti, anche da remoto. Questo aspetto è diventato un asset indispensabile soprattutto nell’ultimo anno, per dare continuità al lavoro e permettere di superare l’isolamento a chi lavora da casa.
  • GESTIONE DEL TEAM: è l’area più complessa e umanamente affascinante, in cui intervengono dinamiche personali e organizzative. Richiede il supporto di professionisti e passa attraverso lo sviluppo di specifici stili di leadership e di comunicazione.
    Il mio primo passo è sempre incoraggiare il feedback proattivo, che tenga in considerazione i collaboratori nei processi decisionali. Così da rendere l’azienda una squadra e non più una piramide.

La lista potrebbe allungarsi ancora, perché davvero l’attenzione per le persone con cui condividiamo la maggior parte delle giornate non sembra mai abbastanza. E credo che queste attenzioni non trovino ancora sufficiente favore in termini di agevolazioni fiscali per le aziende, sebbene siano stati fatti molti passi in avanti rispetto al passato.

E tu, su quali aspetti hai deciso di puntare per la cura e la crescita professionale dei tuoi collaboratori? Quali ulteriori azioni avresti valorizzato qui?

Non stanchiamoci di chiedercelo, di scegliere e di agire, in un movimento silenzioso e invisibile.
Perché “II lavoro della notte si scopre il giorno dopo”.
Ed è perfino più palpabile della prima fila di ombrelloni in riva. Anche per un commercialista di Jesolo.